Pinocchio compie 130 anni, grande festa a Firenze il 7 luglio.

Per mettere in moto la fantasia dei ragazzini, che cosa c’è di meglio della figura di Pinocchio, protagonista giovedì prossimo a Firenze di un solenne tributo come regalo per il suo centotrentesimo compleanno? Il burattino più famoso al mondo, nato dalla penna di Carlo Lorenzini (“La storia di un burattino” uscì per la prima volta sul Giornale per i bambini’ il 7 luglio 1881), da tutti conosciuto come Collodi, continua a suggestionare le menti di adulti e bambini, a mietere lodi e successi: è inserito da molto tempo nei programmi scolastici di alcune nazioni straniere, viene riconosciuto come artefice della prima unificazione della lingua italiana, e imparentato per questo a Dante e alla televisione.
L’ ‘Associazione culturale Pinocchio di Carlo Lorenzini’, presieduta dall’onorevole Monica Baldi, il presidente del Quartiere 1 Stefano Marmugi, l’assessore all’educazione Rosa Maria Di Giorgi e il presidente del consiglio comunale Eugenio Giani hanno colto al volo l’occasione per dedicargli una serie di eventi per grandi e piccini, presentati questa mattina a Palazzo Vecchio insieme Antonia Ida Fontana, presidente del comitato scientifico dell’ ‘Associazione culturale Pinocchio di Carlo Lorenzini’.
A partire dalla grande festa dedicata ai ragazzi, più di un centinaio, che frequentano i centri estivi del Comune, che si svolgerà il 7 luglio (dalle 9,30) al primo piano del Mercato Centrale di San Lorenzo. Ci saranno giochi, laboratori, letture, teatro di burattini con i Pupi di Stac, musica e giochi per bambini. Verranno ricreate le scene del libro: l’Osteria del Gambero Rosso, l’Albero degli Zecchini, esposizioni di disegni, dipinti per ricreare l’atmosfera della favola.
Dalle 10 è previsto il dibattito al quale prenderanno la parola l’assessore Di Giorgi, il presidente Marmugi, l’onorevole Baldi. La giornata prevede anche altri appuntamenti: alle 9 ci sarà la deposizione di una corona di fiori alla casa dove è nato Carlo Lorenzini, in via Taddea e si proseguirà nel pomeriggio nel Salone dei Duecento, a partire dalla 16, con il dibattito ‘Lorenzini giornalista e il Grillo Parlante nei media’ al quale interverranno il presidente del consiglio comunale Eugenio Giani, il vicesindaco Dario Nardella, esponenti della Provincia e Regione e fra gli altri, il direttore de ‘La Nazione’ Giuseppe Mascambruno, il direttore del Corriere Fiorentino Paolo Ermini e Daniele Magrini, direttore di Toscana Tv.
«E’ giusto e doveroso – ha detto Giani- valorizzare il legame di Pinocchio con Firenze e il suo territorio. Lorenzini nacque e visse a Firenze. Erroneamente lui e il suo celebre romanzo sono stati identificati con il volgo pesciatino di Collodi pseudonimo scelto perché Collodi era il paese natale della mamma di questo grande scrittore. Lorenzini visse profondamente la Firenze di quel periodo, raccontando, come giornalista, i giorni del plebiscito, soffrendo come cittadino per la speculazione edilizia».
«Il tributo che Firenze vuole dare a Pinocchio – ha aggiunto il presidente Giani – è un atto bellissimo, un modo per rievocare le vicende del burattino che così tanto ha insegnato e continuare ad insegnare. E l’ ‘Associazione culturale Pinocchio di Carlo Lorenzini’ ha fatto un lavoro importante confermandosi a pieno titolo come un soggetto istituzionale».
«Non è affatto vero che un bambino di sei, o di otto anni, sia inesorabilmente schiavo della televisione e dei giochi elettronici – ha sottolineato l’assessore Di Giorgi – i vogliono divertirsi, muoversi, spostarsi, viaggiare nella fantasia; ed è perfettamente possibile persuaderlo che leggere, ad esempio, Pinocchio, è molto più divertente che stare seduti, con gli occhi sbarrati, davanti a uno schermo televisivo o a un computer».
«Ma c’è molto di più nell’opera di Lorenzini, qualcosa che ci ricollega direttamente al 150° dell’Unità – ha aggiunto Rosa Maria Di Giorgi – ‘Voglio subito imparare a leggere: domani poi imparerò a scrivere, e domani l’ altro imparerò a fare i numeri’ dice Pinocchio. Anche il motivo della scuola, dunque, è alla base di questo capolavoro. Non c’è solo la storia di un burattino ma la traduzione letteraria dell’esigenza di costruire una coscienza nazionale attraverso l’istituzione dell’obbligo scolastico. Un’esigenza che, come amministratori, sentiamo ancora oggi: allora la questione da risolvere era l’analfabetismo, per noi l’impoverimento della scuola pubblica».