Un’Italia da governare

Commentare questa tornata elettorale non è facile, anche a mente fredda. Il risultato è stato molto deludente e sarebbe difficile negarlo. Come Centrosinistra non siamo riusciti a convincere i cittadini che la nostra proposta per la rinascita dell’Italia era quella giusta. Le nostre idee non sono passate, non hanno “rotto” il muro dell’antipolitica, a differenza di quanto pensavamo. Questo è il primo punto su cui riflettere, per capire cosa abbiamo sbagliato.
Berlusconi, dal canto suo, ha fatto un piccolo miracolo, riuscendo a restare a galla, nonostante tutto. Ha mantenuto molti consensi, grazie alla solita campagna elettorale condotta a colpi di teatro, e, nonostante la perdita in valore assoluto di quasi 8 milioni di voti, la sua coalizione rappresenta ancora un blocco condizionante al Senato.
Grillo ha raccolto il disagio e la delusione per la politica di tanti cittadini, che con lui hanno voluto dare un segnale forte ai partiti.
 Ci chiedevano di rinnovare metodi e persone. Forse non l’abbiamo fatto a sufficienza o non siamo stati in grado di comunicarlo bene, anche se il PD, a partire dalle sue primarie, ha fatto un grosso sforzo in questo senso. Questo grazie alla spinta rappresentata da Renzi e alla ragionevolezza di Bersani, che ha saputo raccogliere alcune istanze di cambiamento. Abbiamo pensato e sperato che questo potesse essere sufficiente, anche grazie all’impegno congiunto di Bersani e Renzi, per riproporre  nel corso della campagna elettorale quei temi vincenti (rigore, trasparenza, lotta agli sprechi, semplificazione, attenzione alla scuola e ai giovani, innovazione, qualità del lavoro) che il nostro Sindaco aveva portato avanti nella battaglia delle primarie, raccogliendo molti consensi.
Non è stato così o almeno non lo è stato a sufficienza. Adesso, grazie anche al contributo di una nefasta legge elettorale, ci troviamo ad avere maggioranze diverse alla Camera e al Senato, con un Paese che rischia di essere sostanzialmente ingovernabile.
La chiusura sprezzante di Grillo al tentativo di apertura fatto ieri da Bersani ci dà la misura della difficoltà della situazione e conferma i nostri timori sull’incapacità di porsi in modo positivo di un movimento nato essenzialmente per distruggere. Certo accettare avrebbe voluto dire “sporcarsi” le mani con la politica vera, quella dove si lavora per il proprio paese e non ci si limita a criticare e inveire, senza dare soluzioni concrete.
A questo punto, lo scenario si è fatto davvero complesso. Governo di larghe intese a guida tecnica, magari con ministri politici, per fare la legge elettorale e poco più? Elezione del Presidente della Repubblica (sarà questo Parlamento a doverlo fare) e poi di nuovo alle urne?
Ora è in campo la politica. La politica vera, quella delle alleanze, del possibile e della responsabilità. Siamo noi i protagonisti di questo momento. Dobbiamo andare in scena e sostenere la nostra parte, che è quella, come sempre, dell’equilibrio e della ragionevolezza  nell’interesse di questa nostra Italia, così bella, ma in questo momento così sofferente.