Intervista alla Senatrice Di Giorgi: “Scissione dei renziani? Chi lo pensa avrà una delusione”

Intervista alla Senatrice Di Giorgi: “Scissione dei renziani? Chi lo pensa avrà una delusione”
[FONTE: Squire.it] “ Scissione dei renziani? Chi lo pensa avrà una grande delusione. Noi siamo il Pd, gli altri una corrente”. Non dà risposte diplomatiche la neosenatrice Rosa Maria Di Giorgi, fedelissima di Matteo Renzi del quale è stata assessore nella giunta di Firenze fino a qualche mese fa, prima di lasciare per l’avventura parlamentare.

 

Senatrice Di Giorgi, tra renziani e bersaniani siamo tornati al clima delle primarie? Al “voi” e “loro”?

Sì, sto assistendo a questi tristi segnali che speravo superati anche per il nostro impegno in campagna elettorale a fianco del segretario. E’ una cosa che mi addolora molto”.

 

Quali sono i rapporti fra i parlamentari del Pd?

In tanti hanno percepito che se il Pd non ha raccolto i voti sperati è anche perché non ha saputo cogliere la fase di novità che Renzi avrebbe potuto interpretare”.

 

Da ciò che poteva essere a ciò che potrebbe essere: qual è ora l’ipotesi migliore, voto o governo?

In questo momento così drammatico resta la via che aveva indicato il presidente della Repubblica:  c’è un Paese diviso, cerchiamo di metterci d’accordo tutti per affidare il governo a una personalità di natura istituzionale che possa condurre il Paese a fare ciò che serve subito: provvedimenti economici e finanziari e riforme istituzionali, soprattutto una nuova legge elettorale”.

 

Ora però non sarà più Napolitano a decidere.

Io penso sia ancora questa l’opzione a che il nuovo presidente della Repubblica dovrà percorrere. Matteo Renzi, ma non solo a lui, anche Franceschini, ha una visione inclusiva rispetto a certi personalismi non più tollerabili. E temo che quello di Bersani si possa considerare un personalismo”.

 

Bersani ha sempre detto di voler anteporre il bene del Paese al suo personale: starebbe facendo la cosa opposta?

Io credo che il bene del Paese, in questo momento, sia avere un governo. E’ evidente che chiunque persegua strade diverse, correndo dietro oltretutto a soggetti che poi ci sbeffeggiano, non credo  abbia come prioritario il bene del Paese”.

 

Ritiene che Bersani punti comunque a fare un governo, anche senza ottenere la fiducia, per gestire da primo ministro il periodo elettorale?

Credo di si. Anche se questo non è quanto la maggioranza del partito e dei parlamentari vuole”.

 

Se Bersani fosse il premier, anche di un governo senza fiducia, e si va al voto, sarebbe lui il candidato senza passare dalle primarie?

E’ un’ipotesi che ho sentito dire dall’onorevole Moretti. Ma queste sono follie. Come si può pensare di andare, dopo la risposta delle urne, a una nuova fase politica senza cambiare gli interpreti. Mi pare ci sia un segnale forte da parte di tutti. E’ di ieri il sondaggio Swg che dice che se ci presentassimo con Renzi andremmo al 36%, con Bersani poco oltre il 28%  alla pari con Berlusconi”.

 

Non crede alla rivincita di Bersani?

Pensare che si possa ripresentarsi agli elettori come l’altra volta, dove abbiamo ottenuto questanon vittoria che io chiamo assoluta sconfitta rispetto a ciò che ci aspettavamo, mi sembra che sia al di là e al di fuori della politica. Siamo a leccarsi le ferite da parte di qualcuno e a non voler ammettere che se allora ci fossero state delle primarie aperte dopo il primo turno, come il Paese voleva, già quei risultati sarebbero stati diversi. Forse qualcuno di questo si sente addosso una certa responsabilità”.

 

Quindi paradossalmente gli interessi politici di Bersani e Berlusconi coincidono?

Assolutamemte sì”.

 

Secondo lei entrambi puntano ad una soluzione che escluda Renzi dalla prossima gara elettorale: Bersani per restare leader, Berlusconi per evitare la sconfitta?

Esattamente. Io credo che indipendentemente dalla volontà di Bersani si stia creando questa situazione. C’è un interesse convergente tra Bersani e Berlusconi per opporsi a qualsiasi ruolo di Renzi. E, se lo trovo legittimo da parte di Berlusconi, che vuole l’avversario più debole e questo è Bersani, da parte di Bersani per il bene del Paese e del partito c’è bisogno di una valutazione più attenta. Penso che le persone più vicine a lui lo dovrebbero aiutare a riflettere”.

 

C’è un rischio che la componente renziana dal Pd dia vita ad una scissione?

Noi che abbiamo sempre appoggiato Renzi, vogliamo un partito liberal, alla Obama, per intendersi. E’ un’idea precisa di partito. Alcuni nel Pd si tolgano dalla testa che noi ci possiamo considerare fuori. Il Pd è frutto di una grande trasformazione, non è più quello dei Ds e tutti devono cominciare a capirlo. Le elezioni e la gente ce lo hanno fatto capire. Non ci hanno votato perché forse questa Italia non vuole un grande partito socialdemocratico, qualcosa che sta  nell’impostazione dalemiana-bersaniana. Il popolo italiano vuole un partito di centrosinistra sicuramente, ma con impostazione liberal e questo non viene compreso da tutti. Ma non ci cacceranno dal partito. Se qualcuno ha in testa che noi ce ne dobbiamo andare insieme a Renzi, avrà una grande delusione. Nel prossimo congresso le opzioni si confronteranno. In questa fase e con l’esperienza di questo mese drammatico, credo che moltissimi abbiano capito che è questo che serve all’Italia”.

 

Esclusa la scissione dei renziani, potrebbe esserci, con Renzi alla guida del Pd, una scissione a sinistra?

La vedo come ai tempi in cui creammo il Pd. Rivedo Velroni e la proposta liberal. Tutte quelle istanze le ho trovate nella proposta di Renzi, ulteriormente sviluppate con un’interpretazione ancora più moderna. Rivedo quel momento, quando si creò Sel perché il partito andò in una certa direzione e qualcuno legato alle antiche istanze che si rifacevano ai vecchi partiti di un tempo, decise di andarsene e creare un’altra forza politica”.

 

Il suo sembra quasi un auspicio.

“No, auspicabile no. Spero che le persone capiscano dove sta andando il Paese e qual è il tipo di centrosinistra che l’Italia vuole. Per questo spero in un bel congresso verso la prospettiva di un partito liberal, ma se così non sarà non pensino che ce ne andiamo noi. La nostra è una valanga. E’ chiaro che il Paese vuole certe cose, noi crediamo di essere gli interpreti del Pd. Siamo noi il Pd, sono altri che non capiscono e dovranno fare qualche riflessione in più”.

 

Al congresso Renzi proverà a prendere la guida del Pd?

Auspico di sì

 

Ma forse lui preferisce restare fuori dall’apparato?

Assolumente no. Noi stiamo crescendo moltissimo nel partito. Tanti iscritti la pensano come noi. Molti hanno capito che Renzi è un leader, nel partito e nel Paese, che può riportare il centrosinistra in auge”.

 

Si può dire che i renziani sono una corrente?

No, io penso che noi siamo il Pd”.

 

Sono gli altri una corrente?

Sì, gli altri sono una corrente. Una corrente che guarda indietro. Noi siamo il Pd sicuramente, un partito che abbiamo creato per gurdare avanti”.

 

Con elezioni in tempi rapidi si ripassa dalle primarie o Renzi correrebbe anche con un’investitura di altro tipo?

Credo che si debba ripassare dalla primarie. Le investiture non mi piacciono. Il passaggio dalle primarie è quello più desiderato da Renzi. Se poi ci sarà un’emergenza, se i tempi non ci saranno, beh, vedremo”.

 

Si è chiesta se la vostra base accetterebbe un intesa di governo col Pdl?

Sono stata nei giorni scorsi ad una manifestazione con i lavoratori di alcune importanti aziende fiorentine in crisi. C’erano iscritti a Cgil e Fiom Mi hanno chiesto: ma lo fate, vero, il governo?  Gli ho chiesto ma a voi va bene se lo facciamo col Pdl? Mi hanno risposto: certo che ci va bene perché ora abbiamo bisogno di un governo. Vede, alla gente la presenza di un governo dà sicurezza, saremmo degli irresponsabili a non farlo. Sono molto contenta che oggi anche Franceschini(intervista al Corriere della Sera ndr) abbia rilanciato questo tema con la sua autorevolezza.

Non possiamo più avere dei dirigenti che mentre annunciano la  linea del partito, approvata da questa direzione che ormai ha fatto il suo tempo vista la vetustà dell’elezione, non avevano il cuore di guardare negli occhi i gruppi parlamentari. Le sembra logico non aver coinvolto noi parlamentari, eletti ora dalla gente, in questa decisione di Bersani nel voler andare avanti a tutti i costi e a tutti i costi cercare un accordo con Grillo? Hanno più credibilità i gruppi parlamentari di neoeletti o una direzione che è stata eletta in un’altra era politica?”