La legge di stabilità arriva in Aula al Senato

La legge di stabilità arriva in Aula al Senato

La legge di stabilità è arrivata in Aula a Palazzo Madama. L’Assemblea ha avviato l’esame dei ddl n. 2111, Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2016), e n. 2112, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018.

Nel rispetto degli obiettivi stabiliti nella Nota di aggiornamento del DEF , la legge di stabilità sostiene la ripresa economica per l’anno 2016, contenendo il carico fiscale, aumentando la domanda aggregata e stimolando gli investimenti.

Sul piano fiscale l’intervento di maggior rilievo è la neutralizzazione nel 2016 delle clausole di salvaguardia, disposizioni già inserite nella legge di stabilità dello scorso anno, nonché l’intervento sulla fiscalità immobiliare che prevede l’esenzione IMU sui terreni agricoli e sui macchinari imbullonati e l’esenzione TASI per la prima casa.

Altre norme rilevanti riguardano la riduzione dell’aliquota IRES a partire dal 2017; il miglioramento del regime dei minimi e l’aumento degli importi deducibili dall’IRAP in favore di imprese di minori dimensioni; il bonus del 140% sugli ammortamenti connessi agli investimenti in macchinari ed attrezzature; la proroga, in forma ridotta al 40%, degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato; la proroga delle detrazioni IRPEF per ristrutturazioni e riqualificazione energetica e un regime agevolato per cessioni e assegnazioni di beni ai soci. Si introduce, inoltre,una imposta sostitutiva pari al 10% sui premi di produttività e si eleva la soglia della detrazione di imposta (no tax area) per i redditi di pensione.

Il canone Rai è ridotto, per il 2016, a 100 euro e si introduce una nuova presunzione di possesso dell’apparecchio televisivo per l’accertamento di situazioni di evasione: la presenza di un contratto di fornitura dell’energia elettrica, nella cui fattura sarà addebitato il canone.

Per quanto concerne le spese, si segnalano quelle in materia pensionistica relative alla cosiddetta “opzione donna” (160 milioni per il 2016), per le lavoratrici che intendano lasciare il lavoro con 35 anni contributivi a fronte di una decurtazione della pensione, cui si aggiungono gli interventi in favore di alcune fasce di soggetti prossimi al pensionamento e l’utilizzo del part time per favorire il ricambio generazionale.

Altri interventi sono destinati al tema del disagio sociale come quelli che prevedono l’istituzione del “Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale” (600 milioni nel 2016) e il finanziamento del “Fondo per le non autosufficienze” (90 milioni dal 2016).

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