21 anni fa, l’inferno di via dei Georgofili

21 anni fa, l’inferno di via dei Georgofili

Firenze non dimentica. Sono passati 21 anni, ma la memoria resta viva nel cuore dei fiorentini. La memoria di una notte terribile, in cui la scellerata strategia di sangue della mafia trasformò in inferno via dei Georgofili, pochi passi dalla Galleria degli Uffizi e da Palazzo Vecchio, con una auto-bomba che nel volgere di un attimo ha cancellato la vita di cinque persone: i coniugi Fabrizio Nencioni (39 anni) e Angela Fiume (36 anni) con le loro figlie Nadia Nencioni (9 anni), Caterina Nencioni (50 giorni di vita) e lo studente Dario Capolicchio (22 anni).

Ancora una volta la martinella tornerà a suonare, alle 1,04 della notte fra il 26 e 27 maggio, per ricordare quelle vittime innocenti e la ferita al cuore del patrimonio storico e artistico di Firenze. Il corteo cittadino, una processione laica con i Gonfaloni della Città Firenze, della Provincia e della Regione Toscana e le insegne delle Associazioni del Volontariato, partendo da Palazzo Vecchio, arriverà sino al luogo dell’esplosione, per deporre una corona di alloro in memoria.

Senza retorica, ripropongo una poesia di Mario Luzi, dedicata a Firenze ferita dall’attentato:


SIA DETTO

di Mario Luzi
«Sia detta per te, Firenze,
questa nuda implorazione.
Si levi sui tuoi morti,
sulle tue molte macerie,
sui tuoi molti
visibili e invisibili tesori
lesi nella materia,
offesi nell’essenza,
sulle tue umili miserie
ferma, questa preghiera.
I santi della tua storia
e gli altri, tutti,
della innumerabile corona
la portino in alto,
le soffino spirito e potenza,
ne cingano d’assedio
le stelle, i cieli,
le superne stanze:
«giustizia non ti negare
al desiderio degli uomini,
scendi in campo, abbi la tua vittoria!»
Sia detta a te, Firenze,
questa amara devozione:
città colpita al cuore,
straziata, non uccisa;
unanime nell’ira,
siilo nella preghiera.
Vollero accecarti, essi,
della luce che promani,
illumina tu, allora,
col fulgore della collera
e col fuoco della pena
loro, i tuoi bui carnefici,
perforali nella tenebra
della loro intelligenza, scavali
nel macigno del loro nero cuore.
Sii, tra grazia e sofferenza,
grande ancora una volta,
sii splendida, dura
eppure sacrificale.
Ti soccorra la tua pietà antica,
ti sorregga una fierezza nuova.
Sii prudente, sii audace.
Pace, pace, pace».