Contro la “cultura della violenza” radichiamo una “cultura di genere”

Contro la “cultura della violenza” radichiamo una “cultura di genere”

L’Università degli Studi di Trieste, in collaborazione con la Conferenza Nazionale degli Organismi di Parità Universitari, il Tavolo della legalità del Friuli Venezia Giulia e Carocci Editore hanno organizzato ieri la tavola rotonda dal titolo “Prevenire la violenza su donne e minori: il ruolo della scuola e dell’università“, tema a cui ho dedicato molto impegno nel corso della mia esperienza parlamentare. Ho voluto inviare un mio contributo al consesso, che vi inoltro di seguito:

« La violenza perpetrata contro le donne e i minori, sia essa fisica, sessuale o psicologica, è una violazione dei diritti umani fondamentali.  

Nonostante la crescente sensibilità sulla gravità di questo fenomeno, i dati sugli episodi di violenza compiuti contro donne e bambini fotografano una condizione impietosa: da gennaio ad oggi nel nostro Paese si contano più di 20 donne uccise, una vittima ogni tre giorni, mentre le situazioni di abuso e violenza su minori rappresentano il 4% dei casi di maltrattamento denunciati.

L’azione normativa, punitiva e preventiva, l’adozione di strumenti di supporto sociale, come i centri di ascolto e i numeri verdi dedicati, si sono dimostrati necessari e funzionali al contenimento del fenomeno.

Ma è contro la “cultura della violenza”, sopravvissuta alle numerose azioni di contrasto adottate fino ad oggi, che si devono concentrare le nostre attenzioni e le nostre energie.

Cambiare la nostra cultura impone un cambiamento nel nostro modo di pensare, individuando ed abbattendo tutti gli stereotipi e i ruoli predefiniti che vedono  – senza alcuna reale motivazione – uomini, donne e bambini  portatori di diritti diversi e distinti. 

È la Convezione di Istanbul, approvata dal Consiglio d’Europa nel 2011, che è prodroma all’insegnamento dei principi di non violenza, pari opportunità e rispetto reciproco che devono essere diffusi dalle Istituzioni scolastiche ai bambini e alle bambine fin dalla più giovane età.  

All’interno di mirati percorsi formativi ed educativi nelle nostre scuole ed università si deve radicare una cultura di genere per combattere questi stereotipi e contrastare qualsiasi forma di discriminazione.

Il percorso tracciato dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che tra i suoi obiettivi mira a supportare e tutelare le persone più deboli – incluse donne e bambini -al fine di raggiungere l’uguaglianza di genere, deve essere la direzione da seguire per disegnare un futuro di qualità, di sensibilità e di rispetto della persona umana. »