“La globalizzazione e la finanziarizzazione dell’economia hanno reso più semplice anche per le attività criminali delinquere e occultare i proventi illeciti. Per contrastare ciò è necessario investire sempre di più in sicurezza ma anche nella formazione. Formazione delle forze dell’ordine per aggiornare i metodi investigativi, formazione agli amministratori pubblici per monitorare i fenomeni e indirizzare politiche ad hoc, ma anche formazione ai cittadini perché conoscere e riconoscere tali fenomeni è il primo passo per vincere le sfide contro le mafie”, lo afferma la vicepresidente del Senato Rosa Maria di Giorgi in occasione della presentazione del primo Rapporto annuale sui fenomeni corruttivi e di criminalità organizzata in Toscana alla presenza del ministro della giustizia Andrea Orlando.
“Rispetto a questo, giova ricordare che i governi Renzi e Gentiloni, hanno reintrodotto il falso in bilancio, inasprito le pene e resi più lunghi i tempi di prescrizione per i reati specifici, garantendo protezione a chi denuncia fatti corruttivi nelle pubbliche amministrazioni, mentre la richiesta di patteggiamento è ora condizionata all’ammissione del fatto da parte dell’imputato e alla restituzione integrale del prezzo o del profitto del reato. Inoltre, come avviene già per i mafiosi, al condannato per corruzione la legge prevede che saranno sequestrati tutti i beni di cui non è in grado di dimostrare la provenienza lecita. Senza contare l’istituzione, nel 2014, dell’ Autorità Nazionale Anticorruzione, affidata a Raffaele Cantone, con il compito di prevenire la corruzione nell’ambito delle amministrazioni pubbliche, nelle società partecipate e controllate”, sottolinea Di Giorgi
“Non solo, nell’ultima legge di bilancio sono state aumentate le risorse per le forze di polizia e per i nuclei investigativi” aggiunge la vicepresidente del Senato, che conclude: “è importante che il sentimento morale contro le mafie cresca sempre più: la conoscenza dei fenomeni è il primo passo per contrastarli. Mi auguro pertanto che questi rapporti escano il più possibile dalle aule dei tribunali e dalla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, perché diventino patrimonio comune di riflessione. E’ importante infatti che se ne parli il più possibile e si crei quella massa critica necessaria per alzare il livello di attenzione nella società”.