Abolire l’autonomia delle istituzioni museali comporterà inevitabilmente la fine della libertà di movimento dei direttori che, proprio nella possibilità di impegnare localmente gli introiti, erano stati incentivati a sviluppare iniziative culturali, di promozione e formazione nei territori, ottenendo, come nel caso della Galleria dell’Accademia a Firenze, ottimi risultati in termini di numero di visitatori e di innovazione culturale.
Nessuno si inganni, l’accentramento delle risorse presso il Ministero, attraverso il controllo e la gestione diretta dei bilanci, non viene fatta per migliorare l’organizzazione complessiva del comparto beni culturali. Tutt’altro: alla base ci sono mere esigenze di cassa, in quanto a Salvini e Di Maio la cultura non interessa affatto, come insegnano, tra le altre cose, l’impoverimento del fondo di finanziamento per i beni e le istituzioni culturali, l’abolizione del Bonus cultura per i giovani (che non sarà rifinanziato) e la fine delle domeniche gratuite nei musei.
Il ministro Bonisoli sta distruggendo passo dopo passo ciò che il governo precedente aveva fatto con il ministro Franceschini, il quale aveva proposto una nuova idea di fruizione, salvaguardia e promozione dei beni culturali. Il tutto senza produrre niente di nuovo, se non lo smantellamento pervicace di quanto fatto finora.